Utopia

Buio. Buio per ore.
Le prime tracce di colore solo a notte fonda.
Viola e arancione.
Troppo lontani, non riuscirei a raggiungerli prima che faccia di nuovo giorno.
Devo cambiare direzione.
A destra trovo uno specchio.
Non riesco a riflettermi ma sento il corpo diverso, leggero e slanciato.
Provo a toccarmi la faccia ma è impalpabile, anche se è reale, anche se c’è.
Anche questa strada è sbagliata.
Un suono basso e persuadente mi chiama.
Lo seguo senza esitare.
Trovo un’ombra.
Bellissima e informe.
Parliamo con parole incomprensibili per ore.
Un vento caldo sparge intorno a noi una sabbia finissima.
Prima che mi entri negli occhi la mano callosa e ossuta dell’ombra mi avvicina a sé, mettendomi al riparo.
In questo abbraccio infinito mi sento tirar via.
E braccia bianche, accecanti, mi avvolgono. 
Cerco un appiglio, punto i piedi per terra. 
Non è ancora arrivato il momento di andarmene. 
Provo ad afferrarmi all’ombra, ma questa si sposta. 
Lotto con tutte le mie forze. 
Mi lascio andare solo quando non sento più niente di stabile sotto ai piedi. 
Guardo gli occhi dell’ombra un’ultima volta. 
Per potermeli ricordare sempre. 
Socchiudo le palpebre e in quel momento capisco che ho perso. 
Cerco ancora nella mia testa quegli occhi ma non li trovo. 
Maledicendo quel raggio di sole che mi ha svegliato passo la mattina a fissare il muro bianco provando ad immaginare quello sguardo. E fallendo sempre.

Fonte foto https://www.flickr.com/photos/taema_dreiden/40435333204

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