Alberi

Alberi.
Un’immensa distesa di alberi.
Alberi alti, bassi, coi tronchi larghi o stretti, carichi di fiori o completamente spogli, fino a dove si può spingere l’occhio umano.
Sopra alla nuda terra c’è un sottile strato di soffice neve; da qualche parte, a valle, scorre un fiumiciattolo, e il risciaquio dell’acqua echeggia in tutto il bosco.
Uno scoiattolo afferra rapidamente una ghianda e ritorna a tutta velocità nella sua tana, aggiungendo quella piccola conquista alla sua scorta di provviste.
Una strana sensazione di quiete si impossessa di me. Mi sembra quasi che ci sia un velo, sottile e allo stesso tempo resistentissimo, che mi separa dal resto del mondo. I suoni mi arrivano lontani, attutiti, ed il paesaggio che mi circonda somiglia ad un vecchio e sbiadito ricordo.
Il freddo è entrato dentro di me, mi ha svuotato completamente di qualsiasi emozione. Ho come la sensazione che mi sia congelato anche il cuore: il battito si è fatto più lento e silenzioso, in sintonia col bosco.
Guardo la ferita sulla gamba, che continua a sanguinare copiosamente, nonostante la mia fasciatura improvvisata. Mi slaccio lentamente gli scii e me li tolgo, maledicendomi per essermi distratta mentre li usavo. Intorno a me, la neve è completamente macchiata di rosso. Sto perdendo troppo sangue.
Sento la vita che se ne va, che mi scivola via tra le dita.
La vista mi si è appannata, e le palpebre si sono fatte più pesanti.
Mi distendo lentamente lì, in mezzo al bosco, e respiro profondamente. Un misto di odori mi riempie le radici: rosmarino, bacche, terriccio umido.
Gli occhi guardano il cielo blu scuro, screziato d’oro, mentre il sole comincia piano piano a fare capolino da dietro gli alberi. E poi, allo stesso modo in cui trentadue anni prima si erano aperti, si chiudono.

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